Durante l’intervista, abbiamo parlato di “Comunità Resilienti”, titolo del Padiglione Italia, conoscendo un territorio nuovo tra evoluzione, diversità e cambiamenti climatici. Il Padiglione realizzato per la XVII Biennale di Venezia ha raccontato il legame tra uomo e natura, esplorando l’evoluzione della specie tra gli anni ’60 e 2000 e l’importanza della diversità, come elemento chiave necessario per riuscire ad adattarsi e sopravvivere in contesti che continuano a cambiare. Un messaggio forte che non è valido solo nella biologia, ma anche nella società. “Il messaggio che vogliamo che passi è che l’unica strada che abbiamo per andare avanti è di accettare la maggiore diversità possibile, sia nella società che nelle costruzioni creative che questa società propone. La diversità, e quindi un maggiore disordine, ci offre margini più ampi di sopravvivenza.”
Con l’architetto, abbiamo esplorato anche il significato di materia, come punto di connessione tra due mondi: “La materia è lo strumento che consente la mediazione tra l’uomo e la natura, è ciò che consente l’insediamento umano in questo pianeta. Ed è lì che nascono i problemi. Nel senso che la materia può essere interpretata in due modi diversi. Fino ad oggi, è stata interpretata, soprattutto per la costruzione in architettura come artificio, come un qualcosa che nasceva al di fuori dell’alveo della natura e che oggi, per colpa della crisi ambientale deve essere mitigato, ad esempio, associandoci della natura, iniettandola di natura. Il secondo, che deriva dalla biologia dell’evoluzione è che in realtà l’artificio non esiste. Quindi la materia deve essere qualcosa di intrinsecamente ecologico, per fare questa mediazione.”
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